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sabato 28 maggio 2011

Il mistero dell'energia gratuita che ci tengono nascosta

Marconi ideò un raggio che fermava i mezzi a motore. Mussolini lo voleva, il Vaticano lo bloccò.


Da quelle ricerche altri scienziati crearono l'alternativa a petrolio e nucleare. Nel 1999 l'invenzione stava per essere messa sul mercato, ma poi tutto fu insabbiato. L’energia pulita tanto auspicata dal presidente Obama dopo il disastro ambientale del Golfo del Messico forse esiste già da un pezzo, ma qualcuno la tiene nascosta per inconfessabili interessi economici. Ma non solo. Negli anni Settanta, infatti, un gruppo di scienziati italiani ne avrebbe scoperto il segreto, ma questa nuova e stupefacente tecnologia, che di fatto cambierebbe l’economia mondiale archiviando per sempre i rischi del petrolio e del nucleare, sarebbe stata volutamente occultata nella cassaforte di una misteriosa fondazione religiosa con sede nel Liechtenstein, dove si troverebbe tuttora. Sembra davvero la trama di un giallo internazionale l’incredibile storia che si nasconde dietro quella che, senza alcun dubbio, si potrebbe definire la scoperta epocale per eccellenza, e cioè la produzione di energia pulita senza alcuna emissione di radiazioni dannose. In altre parole, la realizzazione di un macchinario in grado di dissolvere la materia, intendendo con questa definizione qualunque tipo di sostanza fisica, producendo solo ed esclusivamente calore.

UNA SCOPERTA PER CASO


Come ogni giallo che si rispetti, l’intricata vicenda che si nasconde dietro la genesi di questa scoperta è stata svelata quasi per caso. Lo ha fatto un imprenditore genovese che una decina d’anni fa si è trovato ad avere rapporti di affari con la fondazione che nasconde e gestisce il segreto di quello che, per semplicità, chiameremo “il raggio della morte”. E sì, perché la storia che stiamo per svelare nasce proprio da quello che, durante il fascismo, fu il mito per eccellenza: l’arma segreta che avrebbe rivoluzionato il corso della seconda guerra mondiale. Sembrava soltanto una fantasia, ma non lo era. In quegli anni si diceva che persino Guglielmo Marconi stesse lavorando alla realizzazione del “raggio della morte”. La cosa era solo parzialmente vera. Secondo quanto Mussolini disse al giornalista Ivanoe Fossati durante una delle sue ultime interviste, Marconi inventò un apparecchio che emetteva un raggio elettromagnetico in grado di bloccare qualunque motore dotato di impianto elettrico. Tale raggio, inoltre, mandava in corto circuito l’impianto stesso, provocandone l’incendio. Lo scienziato dette una dimostrazione, alla presenza del duce del fascismo, ad Acilia, sulla strada di Ostia, quando bloccò auto e camion che transitavano sulla strada. A Orbetello, invece, riuscì a incendiare due aerei che si trovavano ad oltre due chilometri di distanza. Tuttavia, dice sempre Mussolini, Marconi si fece prendere dagli scrupoli religiosi. Non voleva essere ricordato dai posteri come colui che aveva provocato la morte di migliaia di persone, bensì solo come l’inventore della radio. Per cui si confidò con papa Pio XI, il quale gli consigliò di distruggere il progetto della sua invenzione. Cosa che Marconi si affretto a fare, mandando in bestia Mussolini e gerarchi. Poi, forse per il troppo stress che aveva accumulato in quella disputa, nel 1937 improvvisamente venne colpito da un infarto e morì a soli 63 anni.
La fine degli anni Trenta fu comunque molto prolifica da un punto di vista scientifico. Per qualche imperscrutabile gioco del destino, pare che la fantasia e la creatività degli italiani non fu soltanto all’origine della prima bomba nucleare realizzata negli Stati Uniti da Enrico Fermi e da i suoi colleghi di via Panisperna; altri scienziati, continuando gli studi sulla scissione dell’atomo, trovarono infatti il modo di “produrre ed emettere sino a notevoli distanze anti-atomi di qualsiasi elemento esistente sul nostro pianeta che, diretti contro una massa costituita da atomi della stessa natura ma di segno opposto, la disgregano ionizzandola senza provocare alcuna reazione nucleare, ma producendo egualmente una enorme quantità di energia pulita”.
Tanto per fare un esempio concreto, ionizzando un grammo di ferro si sviluppa un calore pari a 24 milioni di KWh, cioè oltre 20 miliardi di calorie, capaci di evaporare 40 milioni di litri d’acqua. Per ottenere un uguale numero di calorie, occorrerebbe bruciare 15mila barili di petrolio. Sembra quasi di leggere un racconto di fantascienza, ma è soltanto la pura e semplice realtà. Almeno quella che i documenti in possesso dell’imprenditore genovese Enrico M. Remondini dimostrano.

LA TESTIMONIANZA


Tutto è cominciato – racconta Remondini – dal contatto che nel 1999 ho avuto con il dottor Renato Leonardi, direttore della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, con sede a Vaduz, capitale del Liechtenstein. Il mio compito era quello di stipulare contratti per lo smaltimento di rifiuti solidi tramite le Centrali Termoeletriche Polivalenti della Fondazione Internazionale Pace e Crescita. Non mi hanno detto dove queste centrali si trovassero, ma so per certo che esistono. Altrimenti non avrebbero fatto un contratto con me. In quel periodo, lavoravo con il mio collega, dottor Claudio Barbarisi. Per ogni contratto stipulato, la nostra percentuale sarebbe stata del 2 per cento. Tuttavia, per una clausola imposta dalla Fondazione stessa, il 10 per cento di questa commissione doveva essere destinata a favore di aiuti umanitari. Considerando che lo smaltimento di questi rifiuti avveniva in un modo pressoché perfetto, cioè con la ionizzazione della materia senza produzione di alcuna scoria, sembrava davvero il modo ottimale per ottenere il risultato voluto. Tuttavia, improvvisamente, e senza comunicarci il perché, la Fondazione ci fece sapere che le loro centrali non sarebbero più state operative. E fu inutile chiedere spiegazioni. Pur avendo un contratto firmato in tasca, non ci fu nulla da fare. Semplicemente chiusero i contatti”.
Remondini ancora oggi non conosce la ragione dell’improvviso voltafaccia. Ha provato a telefonare al direttore Leonardi, che tra l’altro vive a Lugano, ma non ha mai avuto una spiegazione per quello strano comportamento. Inutili anche le ricerche per vie traverse: l’unica cosa che è riuscito a sapere è che la Fondazione è stata messa in liquidazione. Per cui è ipotizzabile che i suoi segreti adesso siano stati trasferiti ad un’altra società di cui, ovviamente, si ignora persino il nome. Ciò significa che da qualche parte sulla terra oggi c’è qualcuno che nasconde il segreto più ambito del mondo: la produzione di energia pulita ad un costo prossimo allo zero.


Nonostante questo imprevisto risvolto, in mano a Remondini sono rimasti diversi documenti strettamente riservati della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, per cui alla fine l’imprenditore si è deciso a rendere pubblico ciò che sa su questa misteriosa istituzione. Per capire i retroscena di questa tanto mirabolante quanto scientificamente sconosciuta scoperta, occorre fare un salto indietro nel tempo e cercare di ricostruire, passo dopo passo, la cronologia dell’invenzione. Ad aiutarci è la relazione tecnico-scientifica che il 25 ottobre 1997 la Fondazione Internazionale Pace e Crescita ha fatto avere soltanto agli addetti ai lavori. Ogni foglio, infatti, è chiaramente marcato con la scritta “Riproduzione Vietata”. Ma l’enormità di quanto viene rivelato in quello scritto giustifica ampiamente il non rispetto della riservatezza richiesta.
Il “raggio della morte”, infatti, pur essendo stato concepito teoricamente negli anni Trenta, avrebbe trovato la sua base scientifica soltanto tra il 1958 e il 1960. Il condizionale è d’obbligo in quanto riportiamo delle notizie scritte, ma non confermate dalla scienza ufficiale. Non sappiamo da chi era composto il gruppo di scienziati che diede vita all’esperimento: i nomi non sono elencati. Sappiamo invece che vi furono diversi tentativi di realizzare una macchina che corrispondesse al modello teorico progettato, ma soltanto nel 1973 si arrivò ad avere una strumentazione in grado di “produrre campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti, in modo da colpire qualsiasi materia, ionizzandola a distanza ed in quantità predeterminate”.

IL VIA DAL GOVERNO ANDREOTTI

Fu a quel punto che il governo italiano cominciò ad interessarsi ufficialmente a quegli esperimenti. E infatti l’allora governo Andreotti, prima di passare la mano a Mariano Rumor nel luglio del ’73, incaricò il professor Ezio Clementel, allora presidente del Comitato per l’energia nucleare (CNEN), di analizzare gli effetti e la natura di quei campi magnetici a fascio. Clementel, trentino originario di Fai e titolare della cattedra di Fisica nucleare alla facoltà di Scienze dell’Università di Bologna, a quel tempo aveva 55 anni ed era uno dei più noti scienziati del panorama nazionale e internazionale. La sua responsabilità, in quella circostanza, era grande. Doveva infatti verificare se quel diabolico raggio avesse realmente la capacità di distruggere la materia ionizzandola in un’esplosione di calore. Anche perché non ci voleva molto a capire che, qualora l’esperimento fosse riuscito, si poteva fare a meno dell’energia nucleare e inaugurare una nuova stagione energetica non soltanto per l’Italia, ma per il mondo intero. Tanto per fare un esempio, questa tecnologia avrebbe permesso la realizzazione di nuovi e potentissimi motori a razzo che avrebbero letteralmente rivoluzionato la corsa allo spazio, permettendo la costruzione di gigantesche astronavi interplanetarie. Il professor Clementel ordinò quindi quattro prove di particolare complessità. La prima consisteva nel porre una lastra di plexiglas a 20 metri dall’uscita del fascio di raggi, collocare una lastra di acciaio inox a mezzo metro dietro la lastra di plexiglass e chiedere di perforare la lastra d’acciaio senza danneggiare quella di plexiglass. La seconda prova consisteva nel ripetere il primo esperimento, chiedendo però di perforare la lastra di plexiglass senza alterare la lastra d’acciaio. Il terzo esame era ancora più difficile: bisognava porre una serie di lastre d’acciaio a 10, 20 e 40 metri dall’uscita del fascio di raggi, chiedendo di bucare le lastre a partire dall’ultima, cioè quella posta a 40 metri. Nella quarta e ultima prova si doveva sistemare una pesante lastra di alluminio a 50 metri dall’uscita del fascio di raggi, chiedendo che venisse tagliata parallelamente al lato maggiore. Ebbene, tutte e quattro le prove ebbero esito positivo e il professor Clementel, considerando che la durata dell’impulso dei raggi era minore di 0,1 secondi, valutò la potenza, ipotizzando la vaporizzazione del metallo, a 40.000 KW e la densità di potenza pari a 4.000 KW per centimetro quadrato. In realtà, venne spiegato a sperimentazione compiuta, l’impulso dei raggi aveva avuto la durata di un nano secondo e poteva ionizzare a distanza “forma e quantità predeterminate di qualsiasi materia”.
Tra l’altro all’esperimento aveva assistito anche il professor Piero Pasolini, illustre fisico e amico di un’altra celebrità scientifica qual è il professor Antonino Zichichi. In una sua relazione, Pasolini parlò di “campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti che sviluppano atomi di antimateria proiettati e focalizzati in zone di spazio ben determinate anche al di là di schemi di materiali vari, che essendo fuori fuoco si manifestano perfettamente trasparenti e del tutto indenni”.
In pratica, ma qui entriamo in una spiegazione scientifica un po’ più complessa, gli scienziati italiani che avevano realizzato quel macchinario, sarebbero riusciti ad applicare la teoria di Einstein sul campo unificato, e cioè identificare la matrice profonda ed unica di tutti i campi di interazione, da quello forte (nucleare) a quello gravitazionale. Altri fisici in tutto il mondo ci avevano provato, ma senza alcun risultato. Gli italiani, a quanto pare, c’erano riusciti.


L’INSABBIAMENTO

In un Paese normale (ma tutti sappiamo che il nostro non lo è) una simile scoperta sarebbe stata subito messa a frutto. Non ci vuole molta fantasia per capire le implicazioni industriali ed economiche che avrebbe portato. Anche perché, quella che a prima vista poteva sembrare un’arma di incredibile potenza, nell’uso civile poteva trasformarsi nel motore termico di una centrale che, a costi bassissimi, poteva produrre infinite quantità di energia elettrica.
Perché, dunque, questa scoperta non è stata rivelata e utilizzata? La ragione non viene spiegata. Tutto quello che sappiamo è che i governi dell’epoca imposero il segreto sulla sperimentazione e che nessuno, almeno ufficialmente, ne venne a conoscenza. Del resto nel 1979 il professor Clementel morì prematuramente e si portò nella tomba il segreto dei suoi esperimenti. Ma anche dietro Clementel si nasconde una vicenda piuttosto strana e misteriosa. Pare, infatti, che le sue idee non piacessero ai governanti dell’epoca. Non si sa esattamente quale fosse la materia del contendere, ma alla luce della straordinaria scoperta che aveva verificato, è facile immaginarlo. Forse lo scienziato voleva rendere pubblica la notizia, mentre i politici non ne volevano sapere. Chissà? Ebbene, qualcuno trovò il sistema per togliersi di torno quello scomodo presidente del CNEN. Infatti venne accertato che la firma di Clementel appariva su registri di esame all’Università di Trento, della quale all’epoca era il rettore, in una data in cui egli era in missione altrove. Sembrava quasi un errore, una svista. Ma gli costò il carcere, la carriera e infine la salute. Lo scienziato capì l’antifona, e non disse mai più nulla su quel “raggio della morte” che gli era costato così tanto caro. A Clementel è dedicato il Centro Ricerche Energia dell’ENEA a Bologna.
C’è comunque da dire che già negli anni Ottanta qualcosa venne fuori riguardo un ipotetico “raggio della morte”. Il primo a parlarne fu il giudice Carlo Palermo che dedicò centinaia di pagine al misterioso congegno, affermando che fu alla base di un intricato traffico d’armi. La storia coinvolse un ex colonnello del Sifar e del Sid, Massimo Pugliese, ma anche esponenti del governo americano (allora presieduto da Gerald Ford), i parlamentari Flaminio Piccoli (Dc) e Loris Fortuna (Psi), nonché una misteriosa società con sede proprio nel Liechtenstein, la Traspraesa. La vicenda durò dal 1973 al 1979, quando improvvisamente calò una cortina di silenzio su tutto quanto.


rano comunque anni difficili. L’Italia navigava nel caos. Gli attentati delle Brigate Rosse erano all’ordine del giorno, la società civile soffocava nel marasma, i servizi segreti di mezzo mondo operavano sul nostro territorio nazionale come se fosse una loro riserva di caccia. Il 16 marzo 1978 i brigatisti arrivarono al punto di rapire il Presidente del Consiglio Nazionale della Dc, Aldo Moro, uccidendo i cinque poliziotti della scorta in un indimenticabile attentato in via Fani, a Roma. E tutti ci ricordiamo come andò a finire. Tre anni dopo, il 13 maggio 1981, il terrorista turco Mehmet Alì Agca in piazza San Pietro ferì a colpi di pistola Giovanni Paolo II.
E’ in questo contesto, che il “raggio della morte” scomparve dalla scena. Del resto, ammesso che la scoperta avesse avuto una consistenza reale, chi sarebbe stato in grado di gestire e controllare gli effetti di una rivoluzione industriale e finanziaria che di fatto avrebbe cambiato il mondo? Non ci vuole molto, infatti, ad immaginare quanti interessi quell’invenzione avrebbe danneggiato se soltanto fosse stata resa pubblica. In pratica, tutte le multinazionali operanti nel campo del petrolio e dell’energia nucleare avrebbero dovuto chiudere i battenti o trasformare da un giorno all’altro la loro produzione. Sarebbe veramente impossibile ipotizzare una cifra per quantificare il disastro economico che la nuova scoperta italiana avrebbe portato.
Ma queste sono solo ipotesi. Ciò che invece risulta riguarda la decisione presa dagli autori della scoperta. Infatti, dopo anni di traversie e inutili tentativi per far riconoscere ufficialmente la loro invenzione, probabilmente temendo per la loro vita e per il futuro della loro strumentazione, questi scienziati consegnarono il frutto del loro lavoro alla Fondazione Internazionale Pace e Crescita, che l’11 aprile 1996 venne costituita apposta, verosimilmente con il diretto appoggio logistico-finanziario del Vaticano, a Vaduz, ben al di fuori dei confini italiani. In quel momento il capitale sociale era di appena 30mila franchi svizzeri (circa 20mila Euro). “Sembra anche a noi – si legge nella relazione introduttiva alle attività della Fondazione – che sia meglio costruire anziché distruggere, non importa quanto possa essere difficile, anche se per farlo occorrono molto più coraggio e pazienza, assai più fantasia e sacrificio”.
A prescindere dal fatto che non si trova traccia ufficiale di questa fantomatica Fondazione, se non la notizia (in tedesco) che il primo luglio del 2002 è stata messa in liquidazione, parrebbe che a suo tempo l’organizzazione fosse stata costituita in primo luogo per evitare che un’invenzione di quella portata fosse utilizzata solo per fini militari. Del resto anche i missili balistici (con quello che costano) diventerebbero ben poca cosa se gli eserciti potessero disporre di un macchinario che, per distruggere un obiettivo strategico, necessiterebbe soltanto di un sistema di puntamento d’arma.
Secondo voci non confermate, la decisione degli scienziati italiani sarebbe maturata dopo una serie di minacce che avevano ricevuto negli ambienti della capitale. Ad un certo punto si parla pure di un attentato con una bomba, sempre a Roma. Si dice che, per evitare ulteriori brutte sorprese, quegli scienziati si appellarono direttamente a Papa Giovanni Paolo II e la macchina che produce il “raggio della morte” venisse nascosta per qualche tempo in Vaticano. Da qui la decisione di istituire la fondazione e di far emigrare tutti i protagonisti della vicenda nel più tranquillo Liechtenstein. In queste circostanze, forse non fu un caso che proprio il 30 marzo 1979 il Papa ricevette in Vaticano il Consiglio di Presidenza della Società Europea di Fisica, riconoscendo, per la prima volta nella storia della Chiesa, in Galileo Galilei (1564-1642) lo scopritore della Logica del Creato. Comunque sia, da quel momento in poi, la parola d’ordine è stata mantenere il silenzio assoluto.

LE MACCHINE DEL FUTURO

Qualcosa, però, nel tempo è cambiata. Lo prova il fatto che la Fondazione Internazionale Pace e Crescita non si sarebbe limitata a proteggere gli scienziati cristiani in fuga, ma nel periodo tra il 1996 e il 1999 avrebbe proceduto a realizzare per conto suo diverse complesse apparecchiature che sfruttano il principio del “raggio della morte”. Secondo la loro documentazione, infatti, è stata prodotta una serie di macchinari della linea Zavbo pronti ad essere adibiti per più scopi. L’elenco comprende le SRSU/TEP (smaltimento dei rifiuti solidi urbani), SRLO/TEP (smaltimento dei rifiuti liquidi organici), SRTP/TEP (smaltimento dei rifiuti tossici), SRRZ/TEP (smaltimento delle scorie radioattive), RCC (compattazione rocce instabili), RCZ (distruzione rocce pericolose), RCG (scavo gallerie nella roccia), CLS (attuazione leghe speciali), CEN (produzione energia pulita).
A quest’ultimo riguardo, nella documentazione fornita da Remondini si trovano anche i piani per costruire centrali termoelettriche per produrre energia elettrica a bassissimo costo, smaltendo rifiuti. C’è tutto, dalle dimensioni all’ampiezza del terreno necessario, come si costruisce la torre di ionizzazione e quante persone devono lavorare (53 unità) nella struttura. Un’ìntera centrale si può fare in 18 mesi e potrà smaltire fino a 500 metri cubi di rifiuti al giorno, producendo energia elettrica con due turbine Ansaldo . C’è anche un quadro economico (in milioni di dollari americani) per calcolare i costi di costruzione. Nel 1999 si prevedeva che una centrale di questo tipo sarebbe costata 100milioni di dollari. Una peculiarità di queste centrali è che il loro aspetto è assolutamente fuorviante. Infatti, sempre guardando i loro progetti, si nota che all’esterno appaiono soltanto come un paio di basse palazzine per uffici, circondate da un ampio giardino con alberi e fiori. La torre di ionizzazione, dove avviene il processo termico, è infatti completamente interrata per una profondità di 15 metri. In pratica, un pozzo di spesso cemento armato completamente occultato alla vista. In altre parole, queste centrali potrebbero essere ovunque e nessuno ne saprebbe niente.
Da notare che, secondo le ricerche compiute dalla International Company Profile di Londra, una società del Wilmington Group Pic, leader nel mondo per le informazioni sul credito e quotata alla Borsa di Londra, la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, fin dal giorno della sua registrazione a Vaduz, non ha mai compiuto alcun tipo di operazione finanziaria nel Liechtenstein, né si conosce alcun dettaglio del suo stato patrimoniale o finanziario, in quanto la legge di quel Paese non prevede che le Fondazioni presentino pubblicamente i propri bilanci o i nomi dei propri fondatori. Si conosce l’indirizzo della sede legale, ma si ignora quale sia stato quello della sede operativa e il tipo di attività che la Fondazione ha svolto al di fuori dei confini del Liechtenstein. Ovviamente mistero assoluto su quanto sia accaduto dopo il primo luglio del 2002 quando, per chissà quali ragioni, ma tutto lascia supporre che la sicurezza non sia stata estranea alla decisione, la Fondazione ufficialmente ha chiuso i battenti.
Ancora più strabiliante è l’elenco dei clienti, o presunti tali, fornito a Remondini. In tutto 24 nomi tra i quali spiccano i maggiori gruppi siderurgici europei, le amministrazioni di due Regioni italiane e persino due governi: uno europeo e uno africano. Da notare che, in una lettera inviata dalla Fondazione a Remondini, si parla di proseguire con i contatti all’estero, ma non sul territorio nazionale “a causa delle problematiche in Italia”. Ma di quali “problematiche” si parla? E, soprattutto, com’è che una scoperta di questo tipo viene utilizzata quasi sottobanco per realizzare cose egregie (pensiamo soltanto alla produzione di energia elettrica e allo smaltimento di scorie radioattive), mentre ufficialmente non se ne sa niente di niente?

Interpellato sul futuro della scoperta da Remondini, il professor Nereo Bolognani, eminenza grigia della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, ha detto che “verrà resa nota quando Dio vorrà”. Sarà pure, ma di solito non è poi così facile conoscere in anticipo le decisioni del Padreterno. Neppure con la santa e illustre mediazione del Vaticano.

INTERVISTA AL TESTIMONE

«Dissero che il segreto non doveva finire nelle mani dei militari»

Enrico Remondini non è un uomo di molte parole. La sua esperienza con la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, a undici anni di distanza, è ormai un ricordo tra i risvolti della memoria. Alcuni mesi di lavoro, vissuti anche con un certo entusiasmo, poi i contatti si sono chiusi lasciandogli, oltre ad una certa perplessità per il modo in cui sono stati interrotti, anche un velo di amarezza. Aveva condiviso, ammette, i fini umanitari della Fondazione; per cui non comprendeva, e non comprende ancora oggi, il motivo per cui l’operazione non sia stata portata a termine. Soprattutto, però, gli è rimasta dentro una fortissima curiosità: quanto c’era di vero in quello che gli avevano detto?

Signor Remondini, come e quando è entrato in contatto con la Fondazione Internazionale Pace e Crescita?

“Fu nei primi mesi ndel 1999, mi pare, e in modo del tutto fortuito. Mi trovavo a Lugano per lavoro e un amico me ne parlò. Non era una notizia di dominio pubblico, per cui ero incuriosito. In seguito il mio amico mi fece incontrare il direttore della Fondazione, il dottor Renato Leonardi, e a lui chiesi se potevo collaborare con loro”.

Non furono dunque loro a cercarla…

“No, fui io che ne feci richiesta. In un primo tempo pensavo di poter lavorare nelle pubbliche relazioni, ma ben presto mi resi conto che a loro non interessava quel settore. Leonardi, invece, mi chiese di fare alcune traduzioni e, a questo riguardo, mi diede diversi documenti. Gli stessi che adesso, non esistendo più la Fondazione, ho deciso di rendere pubblici”.

La sua collaborazione si fermò alle traduzioni?

“No, successivamente decisi di instaurare un rapporto più imprenditoriale. Per cui venni presentato al professor Nereo Bolognani, presidente della Fondazione. Ci incontravamo a Milano, nella hall di un albergo vicino alla stazione centrale. Fu lui a spiegarmi che le centrali polivalenti della Fondazione erano in grado di smaltire in modo ottimale un certo tipo di scorie. Soprattutto di tipo metallico. Per cui, insieme ad un mio amico, mi feci dare un mandato dalla Fondazione stessa per procurare questo tipo di scorie. Fu un periodo molto breve, perché riuscimmo a prendere contatti con uno solo dei nominativi che ci erano stati forniti. Si trattava di una grossa acciaieria italiana che aveva problemi per lo smaltimento delle scorie metalliche. Noi ci facemmo consegnare un campione e lo passammo a Bolognani perché lo facesse esaminare e ci dicesse se l’affare poteva essere avviato. Ma accadde qualcosa prima di avere l’esito di quelle analisi…”.
E cioè?
“La moglie di Bolognani morì di un brutto male e per qualche tempo non riuscimmo a metterci in contatto con lui. Pensavamo che, dopo un certo periodo, si sarebbe ripreso e avremmo continuato la normale attività lavorativa. Ma le cose non andarono così. E’ probabile, direi quasi certo, che contemporaneamente a quel lutto avvenne anche qualche altro cambiamento interno alla Fondazione. Comunque sia, nonostante avessimo un mandato firmato in tasca, non riuscimmo più a metterci in contatto con loro. Tutto quello che so è che Bolognani, dopo la morte della moglie, si era trasferito da Roma, dove abitava. Ma ignoro dove. Provai anche a chiamare Leonardi, a Lugano, ma fu inutile. Una volta riuscii anche a parlargli, ma era molto evasivo e non volle dirmi nulla. In seguito venni a sapere che la Fondazione era stata messa in liquidazione”.

Eppure lei aveva lavorato per loro, avrà avuto anche delle spese. Gliele hanno mai rimborsate?
“No, e non gliele ho mai chieste. Ripeto, abbiamo preso solo un contatto, per cui si trattava di poca cosa. Non mi è sembrato che ne valesse la pena. Tra l’altro, avevo sempre avuto un buon rapporto con loro e non volevo rovinarlo per così poco”.
Tuttavia nei suoi confronti non hanno mostrato molta chiarezza. Ha mai provato a farsi dire qualcosa in più circa la loro attività? Dopotutto, visto che contattavano industrie ed enti pubblici, non si può dire che il loro segreto non fosse divulgato…
“Sì, una volta ho avuto una conversazione di questo tipo con Bolognani. Devo dire che era una persona molto corretta e molto religiosa. Mi spiegò che lo scopo della Fondazione era quello di evitare che una scoperta scientifica come quella che loro gestivano finisse nelle mani dei militari, diventando causa di morte. Poi aggiunse che un giorno, quando Dio vorrà, questo segreto verrà reso pubblico”.
E le basta?

“No, però capisco il fine. E per molti versi lo condivido”.

R.D.S.

Quale giornalista professionista che si è occupato di questa incredibile storia, mi sento in dovere di pubblicare alcuni documenti che possano provare al lettore l'attendibilità delle notizie che ho esposto. Si tratta della relazione tecnica di cui sono venuto in possesso. Una relazione, sia ben chiaro, che non dimostra affatto la realtà di quanto la Fondazione Internazionale Pace e Crescita asserisce nella sua documentazione, ma soltanto l'esistenza dei contenuti citati nell'articolo. È chiaro, infatti, che la reale consistenza dei fatti dovrebbe essere verificata dai fisici e certamente non da un giornalista la cui responsabilità resta quella di informare nel modo più serio e professionale possibile.

Rino Di Stefano

COVER UP UFO - NASA: GLI UFO VOLANO INTORNO ALLA STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE. Il 18 Maggio 2011, durante l'arrivo della navetta spaziale Endeavour alla ISS (Stazione Spaziale Internazionale), fanno la loro comparsa tre oggetti sconosciuti. Dal Ground Control della NASA a Pasadena, arriva l'ordine di mettere la pausa nelle trasmissioni delle telecamere in diretta dalla ISS e i motivi li sappiamo tutti!.

LA NUOVA MAPPA 3D DELL'UNIVERSO

Gli astronomi britannici hanno svelato una nuova mappa 3d dell’universo, la più completa che sia mai stata vista. La mappa arriva a rappresentare stelle e pianeti fino a 380 milioni di anni luce, comprendendo 45.000 galassie vicine a quella nostra.

La mappa tridimensionale fornisce una visione senza precedenti dell’Universo lontano, oltre ad essere uno strumento per le indagini sull’energia oscura

Dopo dieci anni di scansione dei cieli notturni il Fred Lawrence Whipple Observatory sul monte Hopkins in Arizona e il Cerro Tololo Inter-American Observatory in Cile sono riusciti a ricostruire una carta generale. Perché solo oggi? Quello che ha permesso di superare i limiti precedenti è stato l’utilizzo degli infrarossi nella scansione dei cieli. In pratica la luce infrarossa, che ha una lunghezza d’onda più lunga di quella della luce che vediamo normalmente, riesce a penetrare le nubi opache di polveri comuni nelle galassie. Così facendo sono riusciti ad avvicinarsi ancora di più alla Via Lattea, fortemente oscurata dalle polveri (fino ad oggi).



Una delle prime cose che hanno scoperto grazie alla nuova mappa 3d è che gli ammassi di galassie che non avevamo notato si aggregano in pareti e filamenti vastissimi. La galassia Shapley ad esempio è risultata due volte più grande di quello che si era stimato. Questa mappa quindi, oltre ad alimentare il desiderio di conoscere il luogo in cui viviamo (immaginiamo di non avere una mappa della terra), è uno strumento essenziale per capire il movimento di questo universo che continua ad espandersi.
Karen Master dell’Università di Portsmouth in Inghilterra spiega che il movimento dell’universo dipende dalla gravità. Ma quello che stanno cercando di studiare da anni è l’origine di questa gravità, dove sta la massa centrale. La nuova mappa 3d ha già dato una piccola spiegazione, afferma l’astronomo: sembra infatti che la Via Lattea eserciti una notevole forza gravitazionale. E questo potrebbe essere un punto di svolta.

UFO BERLIN CITY (HD) 22-5-2011

OCHATE: LA PORTA SEGRETA VERSO ALTRE DIMENSIONI SCONOSCIUTE.

Ochate, che in italiano significa "Porta Segreta" è un piccolo villaggio, dove succede di tutto. Sembra essere la terra di contatto tra genere umano e civiltà aliene in ragione degli eventi che si manifestarono in questo luogo.

Ochate, è un piccolissimo villaggio abbandonato situato nel Condado de Treviño, un comune spagnolo della comunità autonoma di Castiglia e León. E’ davvero poco distante da noi, eppure sembra lontano anni luce dal resto del mondo: qui si sono verificati presunti fenomeni paranormali e apparizioni decisamente insolite. Molti concordano: la città sembra essere la terra di contatto tra genere umano e civiltà aliene in ragione degli eventi che si manifestarono in questo luogo.

In quel periodo comparve, per la prima volta nella zona, un UFO. Molti esperti obiettarono che la foto fosse un falso clamoroso, ma la stessa Universidad de Bilbao non poté dimostrare con certezza la falsità dell'immagine.



Questa località non è raggiungibile in automobile. Per arrivare è necessario percorrere a piedi un tratto di strada non asfaltata e occorre farsi guidare dalla sua torre cittadina, una delle poche costruzioni non in rovina. Tutto il resto sono cumuli di macerie, mura crollate, case senza tetti. Poco distante è anche presente una necropoli medievale, con tombe scavate nella roccia. Ad aver causato l’abbandono della città furono le misteriose epidemie che qui si sono verificate nel corso del XIX secolo.
La leggenda dei fenomeni paranormali ebbe inizio negli anni ottanta, a causa di un articolo pubblicato dal giornale Mundo Desconocido intitolato Luces en la puerta secreta. In quel periodo comparve, per la prima volta nella zona, un UFO. Molti esperti obiettarono che la foto fosse un falso clamoroso, ma la stessa Universidad de Bilbao non poté dimostrare con certezza la falsità dell'immagine.
La stampa spagnola si è occupata spesso di Ochate, ed ha raccontato di tutta una serie di accadimenti davvero impressionanti e succedutesi nella piccola città. Epidemie selettive, morti improvvise, sparizioni misteriose di uomini e animali, luci e suoni di origine sconosciuta. Nel 1947 si tramanda che un uomo notò una luce nella notte: era un medaglione di materiale ignoto, raffigurante la Vergine Maria. E poi arrivò la grande foto del 1981 che tal Prudencio Muguruza scattò e che fece il giro del mondo.


Nel 1987 due compagnie dell'esercito, mentre qui si addestravano, si trovarono improvvisamente immersi in un banco di nebbia che si abbattè su di esse isolandole. Pochi mesi dopo un uomo raccontò di due creature alte quasi tre metri che si aggiravano per il borgo. Per non parlare del suicidio dell’investigatore privato ossessionato dai misteri di Ochate, avvenuto proprio in quel periodo.

venerdì 27 maggio 2011

IMPIANTI ALIENI - ALIEN MICROCIP


Ecco,come sono piccoli gli impianti alieni,questi micro chip, o micro/impianti,vengono inseriti negli umani rapiti dai grigi,dalle cavallette,ecc..nel cervello,negli arti,nella pancia,in posti dove non si possono danneggiare,affermano gli ufologi....infatti,dicono i rapiti,ke gli alieni,li minacciano che ,non li libereranno piu,,se osano togliersi questi microchip,o impianti,anke operandosi,,,..quindi,è 1 serio problema x noi riuscire a capire,se abbiamo qualke microchip alieno,impiantato nel nostro corpo..,,INTERVISTATO,UN RAGAZZO CHE HA AVUTO IMPIANTATI DEI MICROCIP ALIENI,ED E" STATO RAPITO,CI SPIEGA MEGLIO :Che cosa è un impianto alieno...
È un dispositivo ,che viene inserito, nel corpo, o nell’aura ,di una persona ,con, finalità ben precise ,da membri di civiltà
aliene ,che operano sulla Terra, con vari fini. Non tutti gli impianti ,sono visibili, alcuni ,hanno un hardware (una parte
materiale) per cui, sono ben visibili, sono estraibili ,dal corpo in cui sono stati istallati ,a meno che ,non siano stati istallati
in parti , estremamente delicate come, ad esempio, il cervello. La maggior parte degli impianti, non ha un supporto fisico
e, sono invisibili all’occhio umano. Quest’ultimo tipo di impianti sono istallati ,all’interno del corpo ,oppure ,all’interno del
campo aurico.
Perché gli alieni , inseriscono impianti negli umani?
Per varie motivazioni..
1) La prima, è per studi scientifici. Gli alieni trattano gli umani così come , gli umani trattano le tartarughe ed i topini a
cui ,inseriscono trasmettitori, tubi, e quant’altro nascondendo, il loro insano sadismo, dietro l’egida, della ricerca
scientifica.
2) Il secondo è perché ,un umano è una considerevole sorgente , di energia elettromagnetica così ,come illustrato
abbondantemente nel film “The Matrix”, nel film, erano le macchine ,e non gli alieni , a nutrirsi, dell’energia umana.
3) Il terzo, è per garantirs i il controllo di intere popolazioni.
Questo ,comporta, dei disag i per l’individuo, che, ha impianti nel suo spazio?
Si. Numerosissimi. Sia, che si tratti ,di impianti per ricerca, sia, che si tratti ,di impianti ,finalizzati all’approvvigionamento
energetico, i disagi ,per l’umano, sono molteplici, non di meno, possono esserci, ripercussioni sulla salute fisica e mentale
dell’individuo.
Che tipo di disagi?
Di molteplice natura, non di meno di “alienazione”. È molto interessante, la radice di questo termine. La gente, che ha
impianti , si sente principalmente “invasa” e questo perché ,non è proprietaria di tutto il suo spazio. Ha problemi di salute
che ,nessun medico ,è riuscito a risolvere ,e ,questo è facilmente comprensibile, visto ,che la medicina ufficiale ,non
contempla la “patologia da impianto alieno”. Gli impiantati, raccontano, spesso ma non sempre, di avere sogni, in cui,
incontrano alieni, astronavi, paesaggi sconosciuti. Se l’impianto è posizionato in luoghi delicati (per esempio l’ipofisi) il
controllo dell’individuo è totale ed il suo disagio ,molto forte.
Posso sapere se ho degli impianti alieni nel mio spazio?
(Con spazio, intendiamo ,il corpo più il campo aurico). Si, è possibile saperlo. Ed è anche molto semplice. E’ sufficiente, che
tu conosca un test (kinesiologico )oppure, qualcuno che sappia usare ,questo test (ci sono kinesiologi e naturopati e
praticanti di discipline non convenzionali in ogni città d’Italia). Dopodiché, puoi testate, il tuo corpo, con la frase “io ho
impianti alieni”.
Quanti impianti alieni possono esserci , nello spazio di una persona?
La mia esperienza, m i ha fatto incontrare ,una persona, che ne aveva ben 25. E, non è detto, che questo ,sia il massimo
possibile. Per questo motivo, una volta che il precedente test kinesiologico, ha dato risposta affermativa ,allora è
necessario, approfondire, l’indagine ,testando le seguenti frasi:
- Io ho da 1 a 5 impianti alieni nel mio spazio
- Io ho da 6 a 10 impianti alieni nel mio spazio
- Io ho da 11 a 15 impianti alieni nel mio spazio
E così via. Una volta individuata la fascia contenente il numero degli impianti si raffina la ricerca cosicché se ho da 6 a 10
impianti alieni allora procedo nella mia ricerca testando queste frasi:
- Io ho 6 impianti alieni nel mio spazio
- Io ho 7 impianti alieni nel mio spazio
- Io ho 8 impianti alieni nel mio spazio
- Io ho 9 impianti alieni nel mio spazio
- Io ho 10 impianti alieni nel mio spazio
Il tuo corpo ti dirà con precisione quanti impianti alieni hai nel tuo spazio.
Ho degli impianti alieni. Cosa posso fare?
La maggior parte delle persone che praticano Theta Healing sanno come intervenire sugli impianti per cui la cosa più
funzionale è quella di rivolgersi ad un operatore o, meglio ancora, ad un insegnante di Theta Healing. Non sono a
conoscenza di altre discipline che permettono di intervenire sugli impianti ma non è esclusa questa possibilità. Gli
impianti possono essere tolti oppure solamente disinnescati. Una volta individuata la collocazione di ciascun impianto
occorre indagare se possono essere tolti o solamente disinnescati. In linea di massima un impianto non può essere tolto
ma solo disinnescato se è collocato in una parte del corpo delicata come, per esempio, il cervello oppure il cuore. In tal
caso se ne inibirà il funzionamento ma lo si lascerà in loco. Questa operazione andrà effettuata su ogni singolo impianto.
Ho molti impianti nel mio spazio, posso intervenire su di essi in una sola seduta?
Sarà l’operatore a fare una indagine su quanti impianti lavorare in ogni singolo incontro. La mia esperienza mi orienta
per un intervento su un numero massimo di 3-4 impianti per volta. Ma questo è assolutamente soggettivo, dipende
dall’entità dell’impianto e dallo stato di salute dell’individuo.
E’ necessario che io subisca degli interventi chirurgici per togliere gli impianti?
Assolutamente no. L’operatore di Theta Healing interviene usando il suo contatto con il divino ed agisce sull’energia di
cui il corpo e l’aura dell’individuo sono costituiti.
Posso avere delle reazioni secondarie quando rimuovo o disinnesco gli impianti?
Si. Gli effetti, in genere, sono temporanei.
Come vengono istallati gli impianti negli umani?
Le strategie sono diverse, la mia esperienza mi ha permesso di conoscerne qualcuna ma sono sicuro che ci sono altre
strategie di cui non sono a conoscenza.
- Nel momento di perdita di coscienza. Gli ospedali sono pieni di entità (umane ed aliene) che istallano impianti su
degenti in stato di coma oppure durante il momento dell’anestesia. Le discoteche sono piene di entità che inseriscono
impianti sul ragazzo che è in stato di incoscienza a causa dell’assunzione di droghe oppure alcool.
- Di notte durante il sonno. Lo stato di incoscienza che si ha durante il sonno è un momento buono per inserire un
impianto.
- Con i rapporti sessuali. L’innanzamento del livello energetico che si ha durante un rapporto sessuale facilità
l’inserimento di un impianto.
- Per via genetica. Alcuni impianti vengono trasmessi di generazione in generazione, di padre in figlio.
- Attraverso infrasuoni ed ultrasuoni. Con questa modalità si può agire sull’intera popolazione di un paese o di una
città.
Una volta che ho rimosso gli impianti dal mio spazio posso essere reimpiantato?
Si. Ma come sono stati tolti la prima volta potranno essere tolti le successive. In genere dopo aver rimosso per 3-4 volte
l’impianto dalla medesima posizione, esso non ritornerà più. Volendo ampliare il discorso bisogna dire che il lavoro di
rimozione o disinnesco degli impianti è solo parte dell’intervento. La parte risolutiva è la chiusura delle porte inconsce
che vengono adoperate dall’esterno per istallare gli impianti.
Quante persone hanno impianti?
La mia esperienza mi permette di sostenere che circa il 33% della popolazione occidentale ha impianti alieni. Circa una
persona ogni 3. Durante i miei seminari dedico sempre diverse ore a liberare i partecipanti da impianti insegnando loro
come toglierli da soli una volta ritornati a casa.
Dove vengono prodotti questi impianti?
Molti vengono prodotti sulla Terra ed una percentuale minore fuori dalla Terra. Non tutti gli impianti alieni sono
prodotti da alieni, una buona parte sono prodotti da umani che hanno interazione ed alleanze con alieni. La tecnologia
adoperata è sempre aliena ma la produzione può essere sia aliena che terrestre.
Chi sono questi umani che adoperano queste tecnologie?
Esiste una interessante teoria (che cito sebbene non abbai ancora preso una posizione in merito) che sostiene che la
Terra sia una colonia aliena e che per amministrare questa colonia siano state scelte alcune famiglie che, non a caso,
sono le più potenti del pianeta e che costituiscono il Governo Segreto. Se vuoi approfondire questo tema ti suggerisco
di:
- Fare una ricerca su internet ,in merito al Governo Segreto ,detto anche, Governo Ombra-
puoi avere informazioni dettagliate,( sulla teoria che sostiene ,che la Terra, sia una
colonia aliena).
Da dove ti provengono queste informazioni?
Dalle vite precedenti ,che ,ho avuto su altri pianeti.
Se, questi argomenti ti catturano, forse, anche tu ,hai avuto ,qualche vita precedente su altri pianeti.
Senti per caso ,nostalgia di casa, anche quando sei a casa?...

(FINE DEL RACCONTO,DI UN RAPITO DA QUESTI ESSERI-)

La deformazione dello spazio-tempo attorno alla Terra

Lo spazio-tempo attorno alla Terra è leggermente deformato, proprio come previsto dalla teoria della relatività generale di Einstein

Lo spazio-tempo attorno alla Terra è leggermente deformato, proprio come previsto dalla teoria della relatività generale di Einstein. A dimostralo, misurando l'entità di questa deformazione è stato l'esperimento Gravity Probe B ideato e gestito dalla Stanford University e dalla NASA; in un articolo in corso di pubblicazione sulle Physical Review Letters i ricercatori illustrano i risultati finali dell'esperimento.

L'esperimento Gravity Probe B, iniziato nel 2004, ha sfruttato quattro giroscopi ultra-precisi per misurare due aspetti della teoria di Einstein sulla gravità: l'effetto geodetico, ossia la deformazione dello spazio-tempo attorno a un corpo massiccio, e l'effetto di trascinamento, che è il fenomeno per cui la Terra distorce lo spazio-tempo locale con la sua rotazione.

GP-B ha riscontrato entrambi gli effetti misurando le sottilissime variazioni nell'asse di rotazione dei giroscopi rispetto alla posizione di una stella, IM Pegasi (HR 8703).

Se la gravità non influisse sullo spazio e sul tempo, i giroscopi di Gravity Probe B avrebbero dovuto puntare sempre sullo stesso punto mentre era in orbita. Invece, come previsto dalla relatività generale, i giroscopi hanno subito un minuscolo cambiamento nella direzione dell'asse di rotazione sotto l'effetto della gravità terrestre.

"Immaginiamo come se la Terra fosse immersa nel miele. Quando il pianeta ruota attorno al proprio asse e orbita attorno al Sole, il miele si deforma e crea dei vortici, e lo stesso avviene con lo spazio-tempo", ha spiegato Francis Everitt, primo firmatario dell'articolo.

La variazione nell'asse di rotazione dei giroscopi dovuta all'effetto geodetico è nell'ordine di poche migliaia di milliarcosecondi: "Un milliarcosecondo è lo spessore di un capello umano visto da 10 miglia di distanza, è un angolo davvero minuscolo, e questa è l'accuratezza che doveva raggiungere Gravity Probe B", ha spiegato Everitt. "Per l'effetto geodetico, la previsione della teoria della relatività generale è di 6606,1 milliarcosecondi e i valori misurati sono un poco sopra il quattro per cento in più di questo valore."

"L'idea di GP-B è concettualmente semplice, ma dal punto di vista tecnologico l'esperimento è estremamente complesso. L'idea venne 30-40 anni prima che esistesse una tecnologia in grado di verificarla" ha osservato Rex Geveden, già responsabile della fase di avvio del progetto. Ed è stato proprio dallo sviluppo delle tecnologie necessarie a GP-B che sono nati gli strumenti che hanno reso possibile la creazione del sistema GPS.

"GP-B ha confermato due delle più profonde previsioni dell'universo di Einstein, con notevoli implicazioni sulla ricerca astrofisica", ha detto Everitt

"I risultati della missione avranno un effetto a lungo termine sul lavoro dei fisici teorici negli anni a venire. Qualsiasi futura sfida alla teoria di Einstein della relatività generale dovrà confrontarsi misurazioni più precise di quelle egregiamente eseguite da GP-B", hanno osservato i ricercatori. (gg)

UFOS TRUTH AND LIES

Astronomo cinese prevede incontri con gli Ufo

“Ci saranno degli eventi importanti per il futuro, incontri tra l’umanità e gli alieni“. Queste non sono parole pronunciate da un mitomane o da un appassionato di fantascienza, bensì sono le dichiarazioni di un astronomo cinese, il professor Sichao Wang, ricercatore presso la Purple Mountain Observatory dell’Accademia Cinese delle Scienze a Nanchino, nella provincia di Jiangsu.

Il professore Wang è giunto alle sue conclusioni anche dopo aver studiato tutti i fenomeni di avvistamento Ufo nel suo paese che si vanno facendo sempre più frequenti, particolarmente scalpore ha suscitato l’Ufo che ha portato alla chiusura di un aeroporto proprio in Cina.


Secondo Wang l’umanità sarà coinvolta in grandi novità nei confronti della conoscenza della realtà aliena: “non voglio assolutamente parlare di episodi di invasione. Ci mancherebbe. Ma alla luce dei dati raccolti nei prossimi anni i casi di avvistamento Ufo si raddoppieranno. I governi mondiali a questo punto ci dovranno delle spiegazioni perchè troppe informazioni ci vengono nascoste”.

Secondo le ricerche del professore gli anni “caldi” per i contatti alieni saranno il 2011 ed il 2012. Non ci resta che aspettare con il naso all’insù.

giovedì 26 maggio 2011

I GRIGI DI ZETA-RETICULI

Esistono numerosi pareri discordi sulla provenienza di questi esseri. Secondo alcuni (cfr. Michael Wolf) i piccoli grigi proverrebbero dai corpi celesti Zeta-Reticuli 1 e 2, situati ai confini della nostra galassia., vicino la stella Barnard, che fa parte del sistema di Orione. Sono molto piccoli (100/120 cm. di altezza), di colore grigio argento, non hanno sistema riproduttivo e digerente. Vengono creati attraverso un processo di clonazione per mezzo dell’ ingegneria genetica. Sono una razza molto antica e si sono riprodotti per migliaia di anni. Hanno grandi occhi neri a mandorla, una fessura al posto della bocca e due buchi in luogo del naso. Comunicano telepaticamente. Si sono evoluti oltre il processo di riproduzione sessuale così che i loro organi genitali e il tratto digerente sono totalmente atrofizzati. Non hanno la capacità di nutrirsi o di appagarsi con attività sessuali. Sono parenti stretti della famiglia degli insetti.
I piccoli Grigi sono gli alieni coinvolti nelle mutilazioni di bestiame bovino. Essi assorbono certe sostanze da parti del bestiame bovino che li stabilizzano durante il processo di clonazione.
Tali sostanze possono essere messe sotto la lingua per dargli sostentamento e stabilità per un certo tempo e provengono da membrane mucose: labbra, naso, genitali , retto ed anche da certi altri organi. Queste sostanze ghiandolari servono come nutrienti al posto del cibo. Mettere tali sostanze sotto la lingua non è l’unico modo di nutrirsi dei Grigi. Nelle mutilazioni di bestiame il sangue viene totalmente drenato dai corpi. I Zetas hanno nelle loro basi contenitori con organi di esseri umani e di animali immersi in un liquido ambrato.
I Zetas nuotano nella mistura assorbendo i nutrienti attraverso la pelle. Utilizzano perossido di idrogeno nel processo di assorbimento e di eliminazione delle scorie. Il perossido di idrogeno aiuta anche a preservare la mistura di liquido e di organi impedendogli di putrefare. Le scorie, a causa dell’assenza di apparato digerente, vengono eliminate attraverso la pelle. I Zetas vengono a volte descritti come piccoli omini verdi, perché hanno la tendenza ad assumere una sfumatura verdastra quando non hanno ricevuto cibo sufficiente. Quando sono in questo stato essi sono molto perversi. I cloni di questi alieni possono essere prodotti abbastanza rapidamente riproducendo copie sintetiche. Posseggono una tecnologia molto superiore a quella umana e ciò ha condotto alla stipulazione di trattati con gli USA.
I Grigi di Zeta Reticoli non sono padroni del proprio destino; sono, piuttosto, sottomessi ad una razza rettile del proprio pianeta. Essi cercano di liberarsi da questa sottomissione ma temono i loro padroni. Sembrano avere il desiderio di lavorare da vicino con gli umani nello sforzo di mantenere la libertà che hanno sul pianeta Terra e che non hanno mai sperimentato prima.
Nel loro desiderio di mantenere quella libertà dai loro padroni rettili, essi sperano di rivestire il ruolo di padroni sul pianeta Terra. O di avere almeno abbastanza controllo così da essere al sicuro dalla schiavitù nei confronti di un’altra specie.
Gli Zetas sono di due classi sociali : quelli capaci di rapporti più diplomatici con gli esseri umani e gli altri più diretti, schietti e grezzi. I Zetas desiderano l’aiuto degli esseri umani nel confronto che ci sarà con i loro padroni rettili in un futuro non troppo lontano (nei prossimi venti anni). In ciò si riferiscono al cosiddetto asteroide che è in viaggio verso la terra, su di esso si trovano, approssimativamente trenta milioni di alieni rettiliani.


LE DIVERSE IPOTESI SUI GRIGI
Come già detto recedentemente in molti sostengono che i grigi provengano da Zeta-Reticuli. Avrebbero la capacità o la tecnologia necessaria per "teletrasportare" i propri velivoli e loro stessi da un pianeta a un altro, raggiungendo così la Terra senza le difficoltà che i limiti della nostra conoscienza per ora ci impone. Questo si può riscontrare anche nelle testimonianze dei singoli addotti i quali raccontano che gli esseri si materializzerebbero all'interno della loro camera da letto senza bisogno di una via d'accesso ad essa o, addirittura, "attraversandone" le pareti.
Secondo un'altra teoria (ipotesi parafisica v. glossario) i grigi, avendo spesso una particolare somiglianza con l'uomo, potrebbero forse rappresentare l'evoluzione della razza umana e provenire quindi da una dimensione parallela alla nostra ma ambientata in un tempo che per noi deve ancora venire. Basti pensare che l'evoluzione dell'essere umano, lo ha fino ad ora portato ad aumento delle dimensioni della propria scatola cranica e ad un innalzamento della statura (ma su questo ci sono varie correnti di pensiero) per immaginare che, probabilmente, sarà così anche per il futuro. Ora, questi esseri rispondono, almeno in parte, all'identikit di un ipotetico "uomo del futuro".
Continuando su questa linea si potrebbero anche concepire i cosiddetti dischi volanti come "macchine del tempo" che permetterebbero alle creature di viaggiare dalla loro alla nostra dimensione. Questa teoria può apparire quasi fantascientifica, ma bisogna anche ammetterne l'acutezza e accettarne la probabilità.
Una terza ipotesi vede i grigi come degli esseri droni e quindi come macchine indipendenti o comandate a distanza. Tale affermazione deriva in parte dal fatto che i rapiti raccontano sempre che questi esseri pare non abbiano espressività del volto, quasi come se non provassero sentimenti: eventualità giustificabile con una natura robotica (non necessariamente sintetica, ma possibilmente anche biologica) che li vedrebbe come degli "inviati" da parte di un'altra razza che li governa dal di sopra.

GRIGI DELLA COSTELLAZIONE DI BELLATRIX
Sono più piccoli dei Grigi di Zeta Reticoli e provengono da un sistema stellare prossimo alla costellazione di Orione chiamato Bellatrix. Sono più indiretti dei Zetas ma ugualmente spietati nei confronti degli esseri umani. I due tipi di grigi appartengono geneticamente alla stesso ceppo e a parte le diverse dimensioni sono assai simili tra loro.

LE MOTIVAZIONI
Altro insolvibile enigma è rappresentato dalle motivazioni che spingerebbero questi esseri a visitare il nostro pianeta e a prelevarne gli individui abitanti.
La causale potrebbe essere intesa come un interesse che gli extraterrestri proverebbero nei nostri confronti. Forse vogliono semplicemente studiare il pianeta, le nostre abitudini la nostra biologia, con un interesse non molto dissimile da quello che spinge i ricercatori a studiare le specie animali sulla terra o magari a scoprire quelle delle profondità degli oceani.
Anche in questo caso, comunque, le ipotesi si sprecano e, guardando al fenomeno con occhio più pessimistico, si potrebbe pensare che le analisi svolte sugli addotti possano rappresentare una sorta di test medici che gli alieni svolgono sui nostri corpi, trattandoci da "cavie" molto adatte per i loro esperimenti, essendo la nostra fisiologia simile alla loro. Oppure che vogliano svolgere su di noi oscuri esperimenti di genetica o chissà cos'altro. Ma, come comprenderete, in assenza di prove non è possibile sapere la vera natura di queste (oltretutto solo presunte) visite e, nel formulare ipotesi a riguardo, si cade facilmente nel ridicolo. Sarebbe quindi meglio limitarsi ad osservare il fenomeno, anche se la singolarità degli episodi, la voglia di darsi una spiegazione è molto forte.

IL PIANETA MALLONA

Gli anelli di Saturno e i numerosissimi asteroidi che orbitano tra Marte e Giove, appartengono ad un pianeta che subì una tragica disintegrazione a causa dello scoppio di enormi quantità di energia nucleare provocato dal cattivo uso della tecnologia dei suoi abitanti...

Padova: Gigantesco sole celtico nei campi di grano


Padova - (2 giugno 2010) - Mistero a Tribano. Su un campo di grano tra le frazioni di Olmo e San Luca è comparsa una rosa celtica. Sarebbe opera degli Ufo, sostengono molti dei curiosi che in queste ore hanno raggiunto la zona per vedere di persona quel che si può osservare anche grazie a un video messo sul sito internet di Youtube. Il misterioso disegno, misterioso perchè realizzato pressando le spighe del grano quasi maturo, è formato da un cerchio centrale e da una serie di petali appuntiti. Il disegno ha una lunghezza di circa cinquanta metri.

«Sono rimasto sbalordito dalla precisione del disegno - racconta uno dei primi testimoni -. Quando ho saputo dei cerchi, ero molto perplesso, ma poi quando mi sono trovato sotto gli occhi questa rosa sono rimasto alquanto colpito». (st.m.)

CATALOGO WEINSTEIN: 80 ANNI DI AVVISTAMENTI UFO

Vi segnalo un interessante documento che costituisce un indispensabile punto di partenza per chiunque voglia approfondire il tema degli avvistamenti di oggetti volanti non identificati. Si tratta di un catalogo di più di 1300 casi di avvistamento segnalati da piloti militari, civili e di linea tra il 1916 e il 2001.Il documento fu pubblicato nel 2001 dal NARCAP (National Aviation Reporting Center on Anomalous Phenomena), il gruppo diretto da Richard Haines e specializzato in avvistamenti UFO da parte di piloti. Il curatore del catalogo è Dominique F. Weinstein consulente tecnico dello stesso Narcap.
Come sottolinea giustamente Weinstein nella sua introduzione, i rapporti contenuti in questo catalogo hanno un importanza particolare per lo studio dei fenomeni aerei anomali.
I piloti, infatti, sia quelli civili che quelli militari, sono di solito dotati di notevole esperienza e allenamento per quanto riguarda il volo e sono abituati ad affrontare fenomeni meteorologici di natura insolita, così come sono in grado di riconoscere forma, velocità e distanza di qualunque macchina volante.
Dei 1305 casi compresi in questo catalogo, 606 coinvolgono aerei militari, 444 aerei di linea e 193 aerei civili.
Di tutti, ben 702 riguardano il territorio nordamericano, ma ci sono anche molti casi accaduti in Europa e in Italia.
Questo è il link per scaricare il PDF:
www.ivanceci.it/wp-content/uploads/2008/09/weinsteinpilotcatalog2.pdf

COME SI FORMANO I CERCHI DEL GRANO

NUOVO PITTOGRAMA SEGNALATO A BURDEROP DOWN (WILTSHIRE)

La stagione dei Cerchi nel Grano è iniziata il 22 Aprile 2011 con la comparsa in Inghilterra di una formazione abbastanza interessante segnalata nei campi di Chepstow nel Galles. Pochi giorni fa, il 22 Maggio, nei campi del Wiltshire che visiteremo a fine Luglio (Crop Tour 2011), è comparso un nuovo pittogramma. La formazione è interessante e rappresenta un cerchio con all'interno un triangolo, ma nella sua circonferenza e al centro del triangolo si possono ammirare altri piccoli cerchi concentrici, circa sette, che in questo caso potrebbero rappresentare i punti di repere energetici del nostro pianeta o del nostro corpo, ovvero i Chakra.

A.S.



Il Cover-up sugli Incontri Ravvicinati imposto ai piloti

Negli ultimi cinquant’anni c’è stata una tale disinformazione in merito agli UFO che dobbiamo chiederci: a cosa dobbiamo credere? A Roswell, New Mexico, nel luglio dello scorso anno, due ricercatori hanno mostrato due frammenti di un insolito metallo, accompagnati da dati scientifici provenienti da noti laboratori che supportano la loro tesi della provenienza esogena alla Terra di tale metallo. Poche settimane prima, gli astronauti Dr. Edgar Mitchell e Gordon Cooper erano apparsi in televisione, sostenendo che un contatto è già avvenuto.
In base alle loro conoscenze da fonti privilegiate, hanno dichiarato che l’incidente di Roswell coinvolse effettivamente un’astronave aliena. Si tratta di resoconti che avrebbero meritato la prima pagina di grandi quotidiani mondiali; tuttavia, gli unici ad occuparsi delle straordinarie affermazioni degli astronauti sono stati i tabloid, e solo alcuni giornali di scarsa importanza hanno pubblicato la storia del metallo alieno, pertanto alla notizia è stata riservata scarsa attenzione. Questo rientra nei piani di chi opera dietro le quinte, usando come arma i media per tenere l’opinione pubblica all’oscuro della realtà aliena.
Io, nel trattare certi segreti, mi baso su informazioni derivate da fonti da me verificate, in contesti quali: le conoscenze dei Governi in merito alle "abductions", ai cerchi nel grano, alle mutilazioni di bestiame e a vari fenomeni connessi con la presenza aliena.
Ma, come pilota d’aviazione, mi è stato spesso chiesto come mai, dato il grande numero di miei colleghi ogni giorno in volo ovunque nel mondo, da essi non provenga un altrettanto grande numero di segnalazioni UFO. Il motivo principale è che è molto raro che i piloti vedano qualcosa di non identificabile, in quanto sono addestrati a controllare il traffico per evitare un’eventuale collisione in aria. Quando un pilota professionista riferisce di un UFO, si può quindi scommettere che ha visto veramente qualcosa di insolito. Prendiamo il mio caso: dopo mille ore di volo, è stato solo negli ultimi tre anni che ho avuto modo di persona di vedere qualcosa impossibile da identificare. I miei avvistamenti sono avvenuti tutti di notte, mentre pilotavo un 737 ad alta quota. I tre oggetti sono stati avvistati da diversi aerei di linea presenti nella zona, nonostante non siano stati intercettati da rada civili o militari. I miei copiloti, testimoni oculari degli avvistamenti, erano ex piloti da caccia militari molto esperti e comandanti di aerei commerciali. Due degli episodi hanno interessato luci estremamente brillanti in formazione, che eseguivano manovre anomale; il terzo riguardava un’astronave di forma ovale e di colore verde-blu, in volo a 37.000 miglia di altezza e ad una velocità di 1000 miglia orarie. In questo caso, l’UFO era molto grande e talmente luminoso da illuminare la mia cabina, nonostante si trovasse a due miglia dal mio aereo. L’oggetto è stato visibile per circa un minuto e poi, emettendo un fortissimo bagliore, è risalito con un angolo di 45° ed è scomparso.
In occasione di ciascuno di questi avvistamenti ho domandato ai miei copiloti se intendessero fare rapporto e la loro risposta è sempre stata un secco NO! Egualmente, richiesti dai controllori radar, gli equipaggi di tutti gli aerei di linea in volo nella stessa zona hanno detto di non voler riferire di alcun avvistamento UFO. Entrambe le categorie, quella dei piloti e quella dei controllori del traffico aereo, sono perfettamente al corrente dei problemi professionali cui incorrerebbero facendone parola.
Personalmente, due volte ho rischiato di perdere il lavoro per essermi lasciato sfuggire troppo mentre mi trovavo ai comandi. Sono certo che questa è la stessa situazione in cui si trova la maggioranza dei piloti professionisti e dei controllori radar. C’è da chiedersi comunque se questi piloti avvistano realmente astronavi aliene, oppure non fraintendano aeromobili conosciuti o fenomeni atmosferici, o si tratti in ultima analisi di progetti governativi segreti. Alla luce di 30 anni di indagini, posso affermare che tutte queste possibilità sono plausibili: il fatto è che la maggioranza della gente è troppo impegnata con i propri problemi di sopravvivenza e di lavoro per concentrarsi effettivamente sui dati più concreti della fenomenologia UFO.
Ho spesso tirato in ballo l’argomento degli UFO con colleghi piloti che non lo hanno mai condiviso con nessuno per paura del ridicolo. Vorrei esporre tre casi che esemplificano come i piloti riferiscano dei loro avvistamenti ad altri piloti senza parlarne pubblicamente.
Il primo, verificatosi nel maggio 1980 sopra l’Oceano Pacifico, coinvolse un Flying Tiger 747 in volo da Anchorage a Tokyo. L’avvistamento avvenne nella stessa zona e nello stesso momento in cui un Boeing 747 della Japan Airlines si imbatté in un UFO, facendo notizia nel mondo. Ne ho parlato con il copilota del jet Flying Tiger. Il resto dell’equipaggio non ha voluto esprimersi.
L’UFO è stato descritto di enormi dimensioni, paragonabili a quella di una “portaerei”, ed al cui confronto il 747 sembrava minuscolo: l’oggetto era intensamente luminoso e le sue luci risultavano policrome. Sulle prime l’equipaggio pensò si trattasse di un altro aereo che procedeva in rotta di collisione frontale, ad un’altezza ovviamente erronea.
L’aereo riuscì a compiere una manovra evasiva, mentre l’UFO effettuava una brusca virata per poi affiancarsi, in formazione, al 747, restandovi accostato per sette minuti circa, il che consentì al copilota di distinguervi file di finestrini illuminati. La manovra di “sgancio” dell’UFO fu repentina: scomparve nello spazio in una manciata di secondi.
Avendo riferito dell’avvistamento ai controllori radar, dopo l’atterraggio a Tokyo, all’equipaggio fu imposto di recarsi in una zona riservata per una riunione esplicativa.
Il copilota disse che era stato ordinato loro di non discutere dell’evento e di comportarsi come se nulla fosse successo.
Il secondo caso è avvenuto sopra il deserto australiano nell’agosto 1992. Mi fu raccontato da un primo comandante della Qantas Airways. Quando l’UFO apparve in cielo il pilota era in missione con i famosi “Flying Doctors”, i medici volanti australiani, a bordo di un Piper Navajos, con un dottore, un’infermiera, ed un paziente collegato ad un respiratore. L’UFO si era posizionato accanto all’aereo e gli strumenti elettrici e la radio iniziarono a registrare avarie: pochi secondi più tardi mancò la corrente elettrica, anche il generatore di emergenza non funzionava. Il dottore capì che correva il rischio di perdere il paziente e gridò al pilota di fare qualcosa, ma in quel momento l’infermiera si accorse che il respiratore era ancora in funzione, il che era impossibile, dal momento che mancava l’elettricità sull’aereo. Se l’UFO stesse creando una tale perturbazione, i motori dell’aereo avrebbero dovuto registrare avarie, ma non fu così. Pochi minuti più tardi l’UFO volò via e sull’aereo ritornò la corrente. Dopo l’atterraggio, riferirono dell’accaduto ad alcuni ufficiali e, da quel momento, della faccenda non sentirono più parlare. Il pilota disse di non essere sicuro di cosa si fosse trattato, ma era contento che il paziente fosse sopravvissuto a quella drammatica avventura.
L’ultimo caso mi è stato riferito dal mio copilota solo alcuni mesi fa. Non ne aveva mai fatto menzione ad alcuno prima, ma si era deciso a parlarne perché, data l’abbondanza di programmi di informazione sugli UFO in tv (ad una trasmissione avevo preso parte anche io) e notizie di stampa, si sentiva di condividerlo con me. L’episodio avvenne nel novembre 1962 presso una base aerea in Groenlandia, cui era stato appena assegnato, come pilota da trasporto con un incarico di un anno. Di lì a poco venne a sapere di certe luci avvistate e di esperimenti insoliti condotti nella zona.
Aggiunse che c’era un hangar sotto stretta sorveglianza, presumibilmente dove si conducevano ricerche su sistemi d’arma laser. Forse, a questo erano interessati gli UFO quando apparvero sugli schermi radar quella notte di novembre in Groenlandia. Il mio collega ricevette una telefonata da un amico alla torre di controllo che gli diceva di precipitarsi lì, stavano succedendo strane cose. Avevano ricevuto segnalazioni radar e visuali di UFO e avevano richiesto un aereo da caccia per una verifica. Il caccia era ben presto entrato in contatto visivo con l’UFO ed entrambi i blip risultarono per un po’ insieme sullo schermo radar, poi d’un tratto il segnale del caccia era svanito. Toccò quindi ad un DC3 decollato per la ricerca: anch’esso, dopo aver avvistato l’UFO, era scomparso dallo schermo. Nevicava abbondantemente, pertanto poterono dislocare solo un elicottero da salvataggio che, giunto sul luogo, aveva segnalato di non riscontrare la presenza di rottami o di incendi di sorta. Poco dopo, anche questo elicottero comunicava l’avvistamento di strane luci e poi perdeva il contatto radio. Il giorno successivo, nonostante un’imponente operazione di soccorso, non si rinvenne alcun detrito o corpo. Il pilota dichiarò che l’elicottero fu recuperato sei mesi dopo nella stessa zona dove aveva perso il contatto radio, ma dell’equipaggio nessuna traccia. Le ricerche sono risultate infruttuose anche per l’altro velivolo ed il suo equipaggio.
Posso dirmi assolutamente certo di una cosa: episodi come quelli qui riportati sono avvenuti ovunque nel mondo e continuano ad accadere giorno per giorno. Ed il pubblico non ne ha sentito e non ne sente neppure parlare. Ma mi rincuora il fatto che, nel corso degli anni, si è formata una generazione di ricercatori seri che, in tutto il mondo, dedicano il loro tempo a provare l’evidenza di un insabbiamento globale sugli UFO.
Si sono presentati ben 62 casi distinti, compresi nel periodo fra il 1944 e il 1982, coinvolgenti un totale di 68 diversi (A/M), 126 UFO e 178 osservatori (pari ad una media di 2.6 testimoni oculari su ciascun A/M). Sono stati individuati poi 85 diversi eventi implicanti fenomeni E/M, il che rappresenta una media di 1,3 sintomi E/M per ogni caso considerato.
Gli avvistamenti sono durati da un minimo di 5 secondi ad un massimo di 78 minuti primi (in media, dunque, per un periodo di tempo di 15,7 minuti in ciascun caso) e a quote di volo varianti da 1.500 ai 40.000 piedi (corrispondenti rispettivamente, all’incirca, a 500 e 13.500 metri).
Inoltre, 40 dei 62 casi riguardano A/M di nazionalità statunitense, mentre i rimanenti hanno caratterizzato A/M di altri 22 Paesi. Degli A/M degli Stati Uniti suddetti il 75% sono militari, il 15% privati, e il 10% commerciali. Degli A/M degli altri Paesi, il 54% sono commerciali, il 29% militari, e il 17% privati. Una così ampia base di dati merita di essere studiata attentamente da tutti coloro che manifestano il loro interesse al fenomeno.
In particolare, gli effetti E/M comprendono (per quanto concerne gli A/M sia statunitensi che di altri Paesi): rilevamento radar a bordo dell’A/M (16 casi); fenomeni di interferenza o di cessazione completa riferiti alle trasmissioni radio (15 casi); contatti radar con l’UFO da parte di stazioni di rilevamento al suolo (con o senza conferme visuali) in 14 casi; arresto o cattivo funzionamento dei motori in 10 casi; deviazione o rotazione degli aghi di bussole magnetiche in 7 casi: mancato funzionamento dell’ADF (Automatic Direction Finder), o rilevatore automatico di direzione, in 4 casi; deviazione o rotazione degli aghi di bussole giroscopiche in 4 casi; variazione di potenza dei motori (3 casi); arresto totale dei sistemi elettrici (3 casi); avarie diverse dei radar di bordo (3 casi); arresto dell’invertitore (1 caso); arresto del transponder (1 caso); affievolimento delle luci in cabina (1 caso); blocco totale delle strumentazioni radar di bordo (1 caso); blocco dell’intero sistema di armamento di bordo (1 caso); mancato controllo del cambiamento di quota dell’A/M (1 caso).
Dei 3 casi più frequenti (il contatto radar con l’UFO da bordo o da terra) 2 si sono verificati con A/M di nazionalità statunitense; interferenze nelle trasmissioni radio si sono invece verificate con maggiore frequenza con A/M di altre nazionalità.
Nella grande maggioranza di tali casi vi è una variazione energetica legata alla distanza in cui la rilevanza degli effetti E/M varia in rapporto inverso alla distanza di separazione.
I casi implicanti una deviazione dell’ago magnetico delle bussole indicano la presenza di un forte campo elettromagnetico, mentre quelli coinvolgenti le bussole, giroscopiche o magnetiche che siano, suggeriscono altresì una variazione nel campo inerziale.
Problemi all’ADF dovuti ai fili della bobina bruciati, indicano infine la presenza di una elevata temperatura indotta dall’UFO. Quanto sopra denota la persistente rilevanza di un fenomeno fisico e reale atto ad interagire con aerei in volo: gli UFO.


Fonte: www.ufoforum.it

ROMA NUOVI DOCUMENTI

ROMA - Nuovi documenti dagli Archivi nazionali britannici raccontano migliaia di avvistamenti di Ufo (Unidentified flying object, oggetto volante sconosciuto) in Gran Bretagna negli ultimi 20 anni, e rivelano l'interesse di Winston Churchill sulla vicenda dei dischi volanti sin dal 1952. Lo riferisce la Bbc online. Oltre 6.000 pagine di resoconti descrivono le esperienze di numerose persone tra il 1994 ed il 2000. La pubblicazione è stata decisa nell'ambito di un progetto posto in essere dal ministero della Difesa e dagli Archivi nazionali. La documentazione include episodi clamorosi come gli avvistamenti nei pressi dello Stamford Bridge del Chelsea nel 1999 o della casa dell'ex ministro Michael Howard, ed è ricca di disegni realizzati dai testimoni sugli oggetti volanti avvistati. Tra i vari episodi, anche la segnalazione delle forze dell'ordine nel Lincolnshire, quando gli agenti riuscirono a filmare l'Ufo, ed i resoconti di alcuni ufficiali dell'esercito che raccontano di aver visionato filmati realizzati dai piloti della Raf sin dalla metà degli anni '50. A quel tempo, rivelano i documenti, gli Ufo avevano gia' destato l'interesse del premier Winston Churchill, che già nel 1952 aveva chiesto un dossier: "Che cosa è tutta questa roba sui dischi volanti? Qual è la verità?".

I MILITARI HANNO PARLATO: GLI UFO VOLANO NEI NOSTRI CIELI


Alla fine la conferenza stampa degli ex militari statunitensi sugli ufo c'è stata. E non ha deluso le aspettative. Come da noi anticipato già ieri, il capitano Salas ha ribadito: «L’aeronautica militare statunitense sta mentendo sulla sicurezza nazionale riguardo gli oggetti volanti non identificati, e noi possiamo provarlo». Accanto a lui ha rincarato la dose un altro ex ufficiale, il colonnello in pensione Charles Halt, che ha affermato di aver visto un disco volante proiettare fasci di luce verso il basso nella base aerea RAF Bentwaters in Inghilterra, e di aver saputo che l'oggetto è poi sbarcato nella nella zona di stoccaggio delle armi nucleari. Ecco i dettagli.
Molti gli episodi raccontati durante la conferenza stampa. Primo fra tutti l'episodio accaduto 16 marzo 1967, quando il capitano Robert Salas si trovava a più di 60 metri sotto terra, mentre svolgeva un turno di 24 ore monitorando un centro di lancio dotato di 10 missili nucleari Minuteman. Salas dice di essere stato coinvolto in un incidente nella Malmstrom Air Force Base in Montana, in cui un UFO avrebbe manomesso missili nucleari. Vi abbiamo ampiamente raccontato come si svolsero i fatti. Potete rileggere tutta la storia.
Ma sono emersi altri dettagli riguardanti altri avvenimenti: l'ex capitano Bruce Fenstermacher ad esempio, ha raccontato di aver visto volare nel 1976 una gigantesca astronave a forma di sigaro sulla base FE Warren nel Wyoming. Sei anni prima, era successa la stessa cosa alla base inglese della RAF di Bentwater, vicino Ipswich, che custodiva perfino testate atomiche. In questo caso è l'ex colonnello Charlese Halt della RAF ha testimoniato di aver sentito con le proprie orecchie la radio militare lanciare l'allarme che una astronave aliena era atterrata nel cortile della base, proprio a fianco agli ordigni atomici.
Il ricercatore ed esperto di UFO Robert Hastings, autore del libro UFO and Nukes: extraordinary encounters at nuclear weapon sites e che ha moderato la conferenza stampa ha infine dichiarato che finora gli alieni si sono limitati a sorvegliare il nostro pianeta, limitandosi ogni tanto a farci qualche “scherzetto” (vedi le basi nucleari), ma non esclude che, a breve, non si manifestino in modo più visibile e deciso.
La riunione è stata ripresa da numerosi media di tutto il mondo e un'ampia sintesi è stata trasmessa dalla CNN.Uno speciale è andato in onda anche su FOXNews. Insomma si fa sul serio, nessun pazzo scatenato che grida all'ufo, ma una serie di illustri militari, con anni di esperienza alle spalle, che senza avere la spada di damocle del licenziamento ha deciso di vuotare il sacco. Verità che non si possono liquidare con un'alzata di spalle. Fatti certi con cui l'opinione pubblica e i governi del mondo dovranno prima o poi fare i conti.
L'ultima riflessione è sulla copertura mediatica delle televisioni italiane: non pervenute. Ancora una volta tolti i siti specializzati nessuno ha fatto sentire nella nostra penisola la voce dei cover up.

GLI UFO IN ITALIA

Per quel che riguarda l’Italia, nel nostro Paese sono stati finora raccolte dagli ufologi oltre 10.000 segnalazioni nell’arco degli ultimi 50 anni. Le maggiori “ondate” di avvistamenti si sono avute negli anni 1950, 1954, 1962, 1973 e 1978. In effetti, l’intero periodo 1973-1979 è stato caratterizzato da un’intensa “attività ” UFO, con un apice nel 1978 con più di 1000 segnalazioni raccolte in tutta la penisola. Dopo un periodo di stasi (1980-1982) si è assistito ad una ripresa delle segnalazioni, culminata nell’ondata dell’estate 1985, e ad un assestamento negli anni successivi su una media superiore ai cento avvistamenti all’anno, ed una nuova piccola ondata nel 1993.